Dolce autunno a Crema

Un’idea di fine estate, la piccola deliziosa città adagiata nel cuore della Pianura Padana, fra l’Adda e il Serio. Arte, musica, alta gastronomia e una storia tutta da scoprire.

Intraprendente, generosa, dinamica quanto basta per resistere alla crisi di questi anni, Crema possiede molte attrattive, alcune davvero poco conosciute e adatte ad un turismo curioso e slow. Piste ciclabili collegano dall’esterno il centro cittadino, e raggiungono il parco del fiume Serio.

L’abitato storico è ricco di palazzi nobiliari e alcune belle chiese. La cattedrale di Santa Maria Assunta, edificata sui resti del duomo romanico distrutto dal Barbarossa durante l’assedio del 1160,  nonostante gli interventi susseguitisi conserva un aspetto originale di notevole eleganza. Fra i pezzi più pregiati il dipinto Cristo appare a San Marco  di Guido Reni e il crocefisso ligneo del XIII secolo nella cappella laterale sinistra dell’abside maggiore. A lato di quella posta a destra, nascosto da un drappo, l’affresco miracolosamente intatto dei Dormienti di Efeso, A.D.  642.

Il santuario di Santa Maria della Croce, apprezzato per il particolare disegno rinascimentale,  si trova nel punto in cui la Madonna apparve a Caterina degli Uberti ferita a morte dal marito il 3 aprile 1490. Altro edificio rimarchevole è il convento di Sant’Agostino,  oggi sede del Museo Civico con preziosi ritrovamenti archeologici. Il loggiato ogivale trasmette quiete e serenità, mentre la grande sala del refettorio ampiamente affrescata da Giovan Pietro di Cemmo nel primo ‘500 evoca assemblee di alti prelati e nobiluomini.

De resto aristocratici e ricchi borghesi vissero in città nei periodi più fiorenti, costruendo magioni ancor oggi abitate, e concentrate nel perimetro delle antiche mura veneziane. Come Palazzo Benzoni – Donati, detto dell’Innominato. L’oscuro personaggio de I promessi sposi, approfittando di una parentela con i proprietari da parte di madre, era solito rifugiarsi fra queste mura quando a causa delle sue malefatte l’aria nel confinante Ducato di Milano si faceva pesante.

Bisogna infatti sapere che dal 1450 all’arrivo di Napoleone, Crema fu parte della Repubblica di Venezia quasi in pieno territorio lombardo. Questa peculiarità ancora si percepisce fra i cremaschi, che si sentono orgogliosamente un po’ diversi e difendono a spada tratta storia e tradizioni. Basti pensare ai famosi tortelli, carichi di spezie ed essenze di veneziana memoria,  poco o niente da spartire con quelli mantovani o cremonesi.

E poi i cremaschi son gente intraprendente, che sa valorizzare il proprio patrimonio. Così il monastero rinascimentale  di San Domenico, da tempo abbandonato e in disuso, con una sapiente ristrutturazione è stato trasformato in teatro cittadino dall’acustica ottimale, tanto che spesso viene scelto per le prime dei tour di molti importanti musicisti. La musica, il suono, sono altre gemme della tradizione locale: l’artigianato campanario primeggia nel mondo, assieme all’arte organaria, celebrata nel piccolo interessante museo degli organi a canne. Ma Crema non scherza neppure a tavola. La campagna offre prodotti di qualità da consumare e utilizzare nelle ghiotte preparazioni tipiche.

Fra i formaggi emerge il Salva Cremasco DOP, dal gusto delicato e complesso, da mangiarsi in associazione alle tighe in agrodolce, i peperoni lombardi lunghi e teneri;  o da provare in versioni più fantasiose ma intriganti, ad esempio impanato e fritto per un antipasto caldo e croccante. Il Salva per molto tempo è stato snobbato, anche perché in origine veniva prodotto con il latte in esubero, appunto “salvato”. Oggi è inserito fra i formaggi rari più pregiati. L’azienda agricola e caseificio Carioni di Trescore Cremasco produce Salva Cremasco DOP e altri formaggi tipici unendo sapienza artigianale e moderne tecniche di allevamento bovino e trasformazione del latte, nel rigoroso rispetto degli animali e dell’ambiente: assaggi e acquisti da non perdere.

Ma il Salva è formaggio di stoffa e versatile, come ha dimostrato la gelateria Bandirali, da sessant’anni un’istituzione premiata e inserita fra le migliori d’Italia. Il nuovo gusto non delude e conferma l’affidabilità di un alto artigianato alimentare: tutto fatto in casa, dal torrone alle cialde,  garantendo sempre la stessa qualità. Sul versante cucina tradizionale, diversi i buoni locali, ma un paio vanno citati. Elegante e accogliente il Ridottino, nel seicentesco palazzo Toffetti Crivelli. Lo chef e patron Carlo Alberto Vailati applica la sua filosofia culinaria proponendo originali incursioni nel territorio, dai tortelli cremaschi alla fragrante pollastra, dagli agnolotti di stracotto al piccione, con raffinatezza, misura e notevole perizia negli accostamenti enologici, sorretto da una poderosa cantina.   In campagna appena fuori porta ma già nel parco del Serio, schietta cucina cremasca all’agriturismo Le Garzide:  verdure biologiche in giardiniera, insalata di bolliti, Salva con le tighe,  carni dell’allevamento aziendale con la famosa mostarda e il must degli autentici tortelli della tradizione conditi senza risparmio. Un piatto ideale con i primi freddi autunnali, assolutamente da provare,  carico di storia… e di calorie.

 

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