Lo sciamano del Barolo bianco

Fra le colline che da Tortona salgono a lambire l’Appennino fino agli anni ottanta rimaneva qualche tralcio di un vitigno dimenticato, quasi ridotto a ornamento eccentrico per contadini nostalgici.

Il timorasso è un’uva bianca probabilmente selezionata nei secoli in un triangolo collinare stretto fra Basso Monferrato e Oltrepò Pavese. Fino all’arrivo e alle devastazioni della fillossera se ne ricavava un vino esportato come semilavorato soprattutto in Svizzera e Germania, perché in terra piemontese di rossi nessuno si filava un bianco bisognoso di tre/quattro anni per dare il meglio. Roba da ricchi, quando tirare la cinghia era male comune e destino segnato: dunque vendere subito e svuotare la cantina.

Dal dopoguerra per tanto tempo la vite di timorasso non è più stata reimpiantata a scopi produttivi. Ma venne un uomo, da una famiglia di vignaioli antichi, enologo di formazione, con tanto coraggio e voglia di rompere gli schemi. Walter Massa da Monleale quando pressoché nessuno credeva negli autoctoni convinse il padre a impiantare un pezzo di collina con questo vitigno, di cui i vecchi divisi in fazioni cantavano lodi o dicevano peste e corna. Riscoprire e valorizzare il vino Timorasso fu un lavoro lungo e difficile, fatto con umiltà e testardaggine, cercando le collaborazioni giuste, sfidando lo scetticismo e, probabilmente, lo scherno, di tanti.

Oggi il Timorasso è entrato nella sparuta pattuglia dei grandi bianchi italiani longevi (regge benissimo 10 anni e oltre), apparentandosi ai nobili rossi di Piemonte, raccogliendo premi e riconoscimenti anche a livello internazionale. Quest’anno nel Tortonese si raggiungeranno i 100 ettari impiantati, per un vino originale, remunerativo e intimamente legato al territorio. Una bella storia, un sogno realizzato. Ma anche sulle storie più belle spesso incombono le nubi. E Walter Massa, con l’occhio lungo di chi conosce a fondo il mondo del vino e i suoi tranelli, ha presto compreso che bisognava fare di più per rendere solido e indissolubile il rapporto fra Timorasso e quella che lui chiama con l’antico nome di Marca Obertenga.

Grazie alla sua caparbietà, al suo carisma, alla sua capacità di fare rete è nata la denominazione Derthona, dall’appellativo della Tortona d’epoca romana. Per ora non è obbligatoria, ma gran parte dei produttori locali l’affianca al nome Timorasso, a garanzia di provenienza geografica e qualità. Walter Massa non è uno che le manda a dire: unisce schiettezza e passione, anticonformismo e amore per la terra. Incontrandolo viene in mente un capo indiano, o forse uno sciamano. Capace di condurre la sua tribù con rispetto e senza paura, studiando il nemico e mille astuzie per poterlo sconfiggere. E cercando attraverso il Grande Spirito la via affinché i sogni si concretizzino. Una sorta nostrana di Geronimo, stregone e condottiero apache, incubo di messicani e yankee. L’ultimo dei pellerossa ad arrendersi.

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