Olio, vino e bellezze in Alta Puglia

L’Alto Foggiano è una Puglia diversa. Daunia, fuori dalle consuete rotte turistiche. Terra di tradizione agricola dall’anima contadina. Qui olio e vino sono simboli di un mondo antico che trova nuove frontiere. E poi capolavori d’architettura religiosa e reperti archeologici d’inestimabile valore per affascinare chi ha occhi e sensibilità da vero viaggiatore.

Stagione di raccolti

Il Tavoliere si muove lentamente verso ovest con onde lunghe spalmate da stoppie di grano. Poi si alza gradualmente fino a farsi Appennino, e compaiono alture, speroni, montagne solcate da vie consolari e tratturi. Ovunque manciate di pale eoliche a conferire un che di metafisico al paesaggio. La regione geografica è la Daunia, dal nome associato agli Japigi, provenienti da Creta e dall’Illiria, che vi si stabilirono poi assorbiti dai Romani dal VI secolo a.C..

Da queste parti l’arrivo dell’autunno significa da subito vendemmia e più avanti raccolta delle olive. L’uva è spesso quella che porta il nome omerico della bella cittadina adagiata su un’altura: Nero di Troia. Le olive sono quelle della tradizione, cultivar autoctoni, come la famosa Ogliarola, e il biologico ormai la regola.

Dunque il food & wine traveller insieme ai saporiti cibi del territorio trova una vite coltivata da due secoli e un’olivicoltura tramandata dall’antichità. Ma la storia è anche scolpita nella pietra di tanti edifici o se ne sta occultata sotto terra, riaffiorando ogni tanto con oggetti unici e preziosi. A noi interessa tutto: nutrire corpo e anima è il nostro motto.

Autenticità: olio e golosi prodotti della terra

Amedeo Casoli è giovane, intraprendente, appassionato Si è caricato sulle spalle l’OLEIFICIO DIOMEDE, azienda di famiglia da generazioni. A coadiuvarlo altri giovani altrettanto entusiasti. L’olio viene lavorato a freddo, le ruote del frantoio sono in pietra, la pressatura una sola. Risultato, un succo extravergine di oliva. In un mitologico gioco ad incastro con il nome della casa, battezzato Palladio. In onore della statua di Pallade Atena, che secondo la leggenda era gelosamente custodita nella città di Troia per renderla invincibile. Dopo averla rubata insieme ad Ulisse, l’acheo Diomede se la portò in Apulia, si dice proprio sotto lo sperone di roccia dove ora sorge la sorella della Troia d’Asia Minore, e la pose in un tempio dedicato alla dea. Forse per questo l’olio ha un sapore antico, sufficiente per dar ricchezza e nerbo a una semplice fetta di pane casareccio.

Qualche chilometro più in là, sempre nel laborioso agro di Troia, si trova l’Azienda Agroalimentare BORTONE, immersa in un fitto uliveto. Al timone Tommaso Bortone,  supportato dal figlio Alfonso, anche competente assaggiatore di vini e olio. Qui non solo extravergine per lo più da Ogliarola, anche vino rosso da uvaggio Nero di Troia e una vasta selezione di prodotti di Daunia e di Puglia.  Ortaggi e formaggi sott’olio, olive in varie versioni, creme di ortaggi e verdure, e poi di frutti secchi (paradisiaca alle mandorle), salse e condimenti, legumi secchi e pronti, mieli, pomodorini, lampascioni, etc. Ovunque posi gli occhi ci sarebbe qualcosa da comprare e portare a casa, anche solo per scoprire sapori tradizionali e rarità regionali.

La forza del Nero di Troia

Acini color delle tenebre, grandi, gonfi e dalla buccia così sottile da sembrare ciliegie. E quasi come ciliegie, dolci. Per capire tutta la potenza e le insidie dell’uva Nero di Troia basta assaggiarla quand’è vendemmia. Un tempo usata più che altro da taglio, rognosa da vinificare, oggi trova nuova vita e crescenti estimatori grazie alla caparbietà e all’intraprendenza di alcuni produttori che ne hanno compreso le enormi potenzialità. L’uvaggio viene vinificato in diverse zone di Puglia, ma nel luogo da cui prende il nome ha caratteri distintivi e interessanti declinazioni.

Sorprendente, è l’aggettivo che mi sovvien spontaneo visitando ELDA CANTINE. Quello che appare come un capannone anonimo si rivela una cantina moderna, accogliente, con un tocco elegante di evoluto design. Si percepisce la tensione verso nuove sfide, ma anche l’orgoglio del terroir, celebrato da diversificate vinificazioni di Nero di Troia: su tutte il metodo classico spumante e il possente Ettore, rosso pluripremiato. In produzione anche Merlot Syrah, Negroamaro e Primitivo fra i rossi; Sauvignon, Bombino e Falanghina fra i bianchi. Un passaggio deciso verso l’eco sostenibilità è l’obbiettivo del proprietario, non a caso anche ingegnere nel campo delle energie pulite. Insomma una guida illuminata, che ha scelto tra l’altro di affidarsi ad una giovane e promettente enologa.

Cooperare per migliorare

Cantina piccola, vino buono, lavoro in cooperativa: l’azienda PIRRO, insieme ad altri soci, si spende con passione per dare voce a queste terre e farle conoscere. Solo uva Nero di Troia, da cui ricava bianco, rosato e rosso. Stefano Maria Pirro ha voluto infatti cimentarsi con la vinificazione in bianco dello storico uvaggio, ed è nato Epiro, gradevole e dalla struttura complessa. Molto azzeccata la linea Pitappi, ispirata alla parola che la figlia da piccolina usava per imitare il cinguettio degli uccelli. Anche il colorato disegno dell’etichetta viene dalla stessa autrice, che con la sua innocente creatività ha portato fortuna.  Il rosso ha notevole tempra e chiama a gran voce una carne decisa. Il punteggio massimo, a modesto parere del sottoscritto, va però al rosé: un concentrato ammaliante di sentori fruttati esaltati dai 14 gradi, del tutto legittimi.

Della stessa rete cooperativa, le cantine DECANTO, nate quasi per gioco, sono oggi una realtà importante del territorio troiano. La loro fondazione è dovuta a un gruppo di cugini che da giovanotti decidono di spendere buona parte del tempo libero dietro ad una vigna ricevuta in eredità da due di loro. Dall’hobby alla piena operatività il passo è impegnativo ma breve. E il Nero di Troia sarà già da allora il perno della produzione. Curiosa la scelta del nome: DECANTO è voce del verbo decantare, quindi elogiare, magnificare, ma anche il gesto di versare lentamente il vino invecchiato perché ossigenandosi si esprima al meglio. Infine DECANTO è pure un acronimo in cui emergono territorio e spirito cooperativo. Fra le etichette l’uvaggio in purezza sta nel rosé, nello spumante Extra-Dry, e in due rossi, tra cui il poderoso Monsignore. Nero di Troia con Aglianico e Primitivo nel Trinus, rosso.

 

Dove soffia il vento della Storia

Le pale eoliche onnipresenti significano aria in movimento, che spira spesso dai monti al mare. L’altura su cui sorge Troia ha visto il vento della Storia passare con i piedi e i cavalli di dominatori venuti da lontano: Dauni, Romani, Bizantini, Svevi, Angioini e via via fino ai Borboni, e la Chiesa farne un presidio poderoso. L’eredità di quelle epoche è racchiusa nel centro storico, con la magnifica cattedrale di Maria Vergine Assunta in Cielo, esempio originale di stile romanico pugliese.

Edificata tra il 1093 e il 1125, è famosa soprattutto per l’originalità del rosone e delle figure simboliche poste a ornamento. Di pregevole fattura i portali bronzei d’ingresso e laterali, opera del maestro Oderisio da Benevento. La cattedrale nasce sulla base di un preesistente edificio bizantino ed è pressoché completamente edificata con materiali di risulta a partire da rovine romane. Lo stile denota influssi d’oriente, rammentandoci i collegamenti aperti all’epoca tra la Puglia e la Terra Santa e il flusso di pellegrini, armigeri, mercanti, condottieri perennemente in transito. Per nostra fortuna l’edificio venne risparmiato da Federico Secondo di Svevia che volle vendicarsi del “tradimento” di Troia distruggendola quasi completamente per mano dei suoi fidi saracini di Sicilia.

I tesori recuperati

Un viaggio nel gusto e lungo la Storia, come promesso. Nel polo museale di Ascoli Satriano, oltre al patrimonio del museo diocesano, sono esposti manufatti provenienti dagli scavi dell’antica Ausculum. Le tombe e le ville dauno-romane hanno subìto per molti anni i furti e lo scempio da parte di tombaroli senza scrupoli. Con un lungo meticoloso la voro di intelligence gran parte dei manufatti sono stati recuperati e oggi attirano pubblico e appassionati da tutto il mondo. La serie più preziosa è costituita da oggetti e sculture in marmo cristallino e trasparente dell’isola di Paros, riservato solo ai capolavori della scultura greca antica. Alcuni sono colorati, per una pittura policroma assai rara.

Ma il pezzo principe della collezione è il sostegno di mensa dei Grifi (trapezophoros), restituito con gli altri dal Getty Museum di Malibu nel 2007.  Tutti sembrano provenire un unico contesto funerario dauno destinato ad un aristocratico della seconda metà del IV secolo a.C..

È questo il bello di una Puglia apparentemente minore, che il turista spesso sottovaluta per dedicarsi alle mete più glam della regione. Il piacere della scoperta, prodotti della terra veraci, un ambiente genuino e inestimabili tesori. Sensazioni e momenti che si stampano nella memoria e ti spingono a tornare.

Comune di Troia

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