Plasticus. No al veleno dei mari

Una balena di 10 metri interamente fatta con la plastica recuperata dall’oceano, dalle spiagge e da impianti di riciclaggio è il simbolo di una campagna itinerante di sensibilizzazione che si è svolta in Gran Bretagna lo scorso autunno. Promotore dell’iniziativa è stato il Gruppo Sky, da tempo impegnato a favore della salute degli oceani.

L’opera realizzata da Sky  è stata prodotta con la stessa quantità di plastica riversata in mare ogni secondo. Che si traduce ogni anno in 8 milioni di tonnellate, una massa di materiale difficilmente degradabile che per diverse vie sta uccidendo la fauna marina e intaccando la catena alimentare umana. Il Paese maggiormente responsabile di questo disastro negli ultimi anni è la Cina, seguita da Indonesia e Filippine. Ma pressoché tutte le nazioni, direttamente o indirettamente, contribuiscono al degrado dei mari e soltanto prendendo coscienza della gravità del problema si potranno trovare soluzioni efficaci.

La balena Plasticus è stata vista da oltre mezzo milione di cittadini britannici, suscitando grande impressione e stimolando una seria riflessione sui rischi legati all’utilizzo di oggetti in plastica, anche quelli più comuni – bottiglie, sacchetti, contenitori per alimenti, ecc. – se vengono abbandonati e non recuperati e riciclati. La questione è talmente grave che le stesse Nazioni Unite hanno lanciato l’allarme con parole definitive: “Se continuiamo così, nel 2050 in mare avremo più plastica che pesci”.

All’appello hanno risposto 4000 tra rappresentanti di governi, istituzioni e industrie, riuniti nel dicembre 2017 a Nairobi in Kenya,  per studiare un piano di tolleranza zero contro l’inquinamento da plastica nei mari. Ai governi è stato chiesto un accordo globale, simile a quello sul clima a Parigi, per vietare lo scarico di rifiuti di plastica in mare. A livello europeo il problema è stato trattato e dibattuto durante la conferenza Our Ocean 2017, svoltasi a Malta. E’ stato chiesto l’impegno di imprese e istituzioni per arrivare ad una riduzione progressiva dei rifiuti in plastica, intraprendendo la strada virtuosa dell’economia circolare, ma anche dell’utilizzo di materiali alternativi non inquinanti.

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